The wonders of improvised Mastodon instances: one node
disappears after an outage caused by a summer heatwave, leaving its users no
way to migrate their data or to notify their followers.
After about one month of waiting for the node to come up or give some signals
of life, I've decided to create a new account on another instance. If you use
Mastodon and you were following me, please forgive me for the annoyance and
follow me again here.
I'm writing this while sitting in the Moscow airport, in a state which is a mix
of tiredness, anger and astonishment. At this time I should be already at home,
in Saint Petersburg, but something went very wrong and I feel the need to vent
my frustration here. Please bear with me :-)
The story goes like this: we booked a flight from Venice to Saint Petersburg,
with a change in Moscow. The time between flights was 1 hour and 20 minutes —
that's not plenty of time, but it's still much longer than other changes I've
had in the past in other airports. And I should stress that this flight
combination was suggested to me by the Aeroflot company's website, so this time
should be enough for the transfer. At least, this was my assumption.
And it was wrong: in spite of the flight from Venice to Moscow landing in time,
in spite of us not losing a minute and performing all the passport and security
checks without delays (we didn't even let the kids visit the toilet!), in spite
of us running along the corridors as soon as we realized that we might be
late, we arrived at the gate just in time to see it closing in front of us. And
no, rules are rules, so they wouldn't let us board.
The guy at the gate comforted us by saying that planes from Moscow from Saint
Petersburg fly every hour, so we could just take the next one, for free. We
tried to protest, but to no avail; we went to the Aeroflot ticket desk,
explained the situation, and they told us that we could take the flight 6 hours
later. And no, it didn't matter that we had kids; the employee at the desk told
us that we should be grateful to them, that we could fly for free, as they were
making an exception for us.
Yes, you've read it correctly: they asked us to fly 6 hours later, and instead
of giving us any compensation (as I once got from Finnair, for example, when
their flight was late), we had to be grateful for not having to buy the
tickets again!
And I want to make one thing clear: there was no announcement about the
transfer time being tight, nor in the plane nor at the airport; no one came
forward asking for passengers transferring to St. Petersburg and inviting us to
skip the lines for the various controls, nothing. Our names were not called,
ever. All that is the norm in all other similar situations I've experienced. If
that does not happens, it means — but maybe I'm being too naive — that the
second plane is waiting (or that there's still plenty of time to board it).
Luckily they found that an earlier flight, which was only three hours late
than our initial expected departure had three available seats, so my wife and
kids are boarding that place right now while I'm writing this. I'll take the
other flight in three hours, hoping that there won't be any more surprises.
Lesson of the day: always fly from Finland (if you live in Saint Petersburg,
like me, that's close), and in any case avoid Aeroflot.
La passeggiata da
Auronzo al rifugio
Carducci, che abbiamo compiuto ieri, è stata una
delle più belle escursioni che io ricordi.
E certamente anche una delle più difficili ed emozionanti, sia per il notevole
dislivello (più di 1300 metri — il rifugio si trova a 2297 metri d'altezza),
sia per alcuni tratti molto esposti (ovvero con il sentiero costeggiante un
precipizio). Ma permettetemi di andare con ordine.
L'escursione inizia in località “Pian de la Velma” (non chiedetemi cosa significhi), poco più su di Auronzo di Cadore, a circa 960 metri di altezza.
Dopo alcuni metri di cammino, abbiamo incontrato il cartello fotografato qui
sopra, che ci informava che proseguire il percorso (segnato dal numero 103) era
vietato a causa di una frana occorsa nel 2015.
Tuttavia, visto che il personale del nostro albergo ci aveva consigliato questa
escursione, senza peraltro menzionare questo divieto, decidemmo di non prendere
questo cartello troppo sul serio, e di continuare il cammino.
Dopo una decina di minuti ci superò un altro escursionista, che ci confermò
l'agibilità del sentiero, aperto solo una settimana prima. Il cartello non era
ancora stato rimosso, forse per dimenticanza.
Di fatto noi avevamo già trovato il punto dove il sentiero 103 originario era
stato intenzionalmente bloccato con alcuni rami, e dove partiva la deviazione
per un altro sentiero che sembrava uno seguito dai cercatori di funghi.
Questo sentiero saliva abbastanza rapidamente, e a un certo punto le molte
radici che emergevano dal terreno rivelavano come si trattasse di un sentiero
scavato molto recentemente. Anche quando il sentiero entrava nel bosco, era
evidente che non era stato percorso da molte persone, perché il terreno era un
po' instabile. In un paio di occasioni il bosco si apriva e il sentiero si
appoggiava su dei ghiaioni in costa, che attraversammo con un po' di paura (si
veda il video alla fine dell'articolo, a 29 secondi).
Il sentiero si sviluppa lungo la val Giralba, e in alcuni punti incrocia
l'omonimo torrente che da il nome alla valle (o viceversa?). Il fragore del
torrente era ben udibile lungo quasi tutto il percorso, e in alcuni punti si
aveva la possibilità di bere e rifornirsi d'acqua.
Una bella e alta cascata, che scendeva lunto la parete rocciosa, era a tratti
visibile, ma preferimmo evitare di deviare dal percorso per tentare di
raggiungerla — la nostra mèta era ancora distante.
A 1335 metri di altezza (se il GPS della mia macchina fotografica è corretto)
si trova un ponte di legno, di recente costruzione, che attraversa il torrente;
dopo alcuni metri ci si ricongiunge al vecchio sentiero 103 originario, che si
seguirà da qui in avanti.
La differenza tra il terreno del nuovo e del vecchio sentiero ci apparve
evidente: il terreno del vecchio sentiero era più duro e dava l'impressione di
essere più stabile (benché, a dire il vero, nemmeno i nuovi tratti del sentiero
si danneggiavano sotto i nostri passi).
Ma in alcuni punti anche questa parte del sentiero sembrava essere stata
interessata da frane.
Un luogo particolarmente piacevole era un rivolo d'acqua immerso nel verde: si
trova a 1823 metri di altezza ed è indicato da un cartello con su scritto
“acqua” posto sul terreno di fianco al sentiero. Questo luogo sembrava preso da
qualche fiaba o da un dipinto fantasy, tanto era adornato di muschi e di mille
fiorellini. Lo potete vedere a 2:28 minuti del video in basso.
Con l'aumentare dell'altezza, l'aspetto del sentiero cambia: i pini divengono sempre più rari, e anche i cespugli di
pino
mugo infine lascieranno il posto a prati verdi e pieni di fiori. È cursioso come nemmeno l'erba riesca a crescere oltre i 15-20 centimetri, a certe altezze.
Già potevamo scorgere il rifugio, benché si trovasse ancora a 300 metri più in alto.
Questo ci confortava, ma allo stesso tempo fummo costretti a osservare come la
vicinanza era soltanto apparente: nonostante si faticasse e si salisse, il
rifugio sembrava mantenersi alla stessa distanza da noi.
Nella parte finale del sentiero i prati cedono spesso il passo a ghiaioni.
Questi sono generalmente instabili (e soprattutto gli escursionisti più veloci
ne fanno rotolare parecchio, di ghiaino) e la forma del sentiero può cambiare
col tempo. D'altro canto, il rifugio è così vicino che ci sono diversi
possibili percorsi per arrivarci, a quel punto; il problema è che non tutte le
varianti sono ugualmente facili, quindi bisogna stare attenti a scegliere la
via più adatta alle proprie capacità.
Finalmente arrivammo al rifugio. Prendemmo un cappuccino e una cioccolata
calda, accompagnati da due fette di torta. Dopo questa fatica (che durava
quattro ore e mezza, contando le molte pause fotografiche), il premio era
ben meritato!
Ho compilato un breve video con varie registrazioni effettuate durante l'ascesa. Forse saranno di aiuto a chi volesse intraprendere la stessa escursione, per farsi un'idea di ciò che lo attende:
Hodie io incontrava un altere “serpente cec” (italiano:
orbettino).
Secundo le zoologos, isto non es un ver serpente, ma un
lacerta sin pedes. Io non es secur que io comprende a fundo le differentia, ma isto non importa.
Io vos presenta alicun breve videos con animales que io incontrava hodie
e heri in le montanias del Cadore, ubi io passa alicun dies de
vacation.
In le sentiero que porta al summitate del monte Tudaio, io incontrava
iste sympatic serpente. Illo non es venenose, ma io non lo sapeva e
esseva un poco espaventate.
Iste capriolos se promenava proxime al cemeterio de Lorenzago di Cadore.
Circa 25 annos retro io sovente visitava iste loco, ma numquam videva
ulle capriolo. Ma iste vice io esseva multo fortunate.
E, pro finir, duo scuriolos. Illos me pare differente de los que io
sovente vide in Helsinki o in Sancte Petroburgo, perque lor pancia es
marcatemente blanc. Forsan anque le pancia del scuriolos nordic es clar,
e io simplemente non lo notava perque le resto del corpore es plus clar.
Vole ben excusar me pro le mal qualitate del registration: mi photocamera non es multo bon pro capturar videos, e le lente que io usava ha un auto-focus multo problematic.